Il travaglio perpetuo .
Fu già nel grembo materno che gridai forte il canto mio
gridai il respiro per farmi forza e camminare ;
cercai i miei ripari in versi di poesia ;
fermai il destino narrando la parola .
E' un travaglio perpetuo questa vita!
Scrissi di te ,di terre e mari di un Dio che vive tra di noi ;
di spazi vuoti da riempire ,
malinconie che solo tu potrai perire.
Toccai con mano la realtà del fato !
Il confine vivente di un mondo stellare ,
vissi lo spirito e fui combattivo;
fu l’arma migliore per chi ha una mente pura .
Fu nell’età dell’oro che assaporai la carne cruda !
Toccai il sangue del proibito e con mano il fiore del peccato ,
di una femmina ne fui innamorato;
si rese sterile all’evidenza d’un concreto.
Toccai il suo cuore amaro …
le sue labbra erano appese a un filo,
espiavo così i suoi silenziosi odori ;
rendeva povero l’evento che accadeva.
Più volte gli alati scempi mi misero alla prova ,
più volte inseguii la brezza del brivido gelo:
mi tenevi appeso tra l’allegoria e il profano;
sulle membra, la fredda delusione.
Oggi vedo cadere su volti la cera del pianto !
Un travaglio perpetuo che mai avrà fine:
il dolce peccato che si nega all’innocenza ,
dalle violenze erotiche , il sudario asciugo.
Giovanni Maffeo - Poetanarratore .
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